Come di consueto, pubblichiamo il resoconto dei generi alimentari raccolti con il “Donacibo”. Vedi il resoconto
Riportiamo inoltre l’articolo tratto da Tracce.it:
La carità di chi è stato scelto
23/03/2012 – Duemila scuole coinvolte da duecento Banchi di Solidarietà in tutta Italia. Per una settimana allievi e professori alle prese con “il pacco”. Impossibile non chiedersi per che cosa valga la pena farlo.
«La carità rende la vita più bella». Non è il solito slogan. È la convinzione di chi nei giorni scorsi si è impegnato nella VI edizione del Donacibo, l’iniziativa che la Federazione Nazionale dei Banchi di Solidarietà ha promosso in duemila scuole di tutta Italia. Il gesto, nella settimana dal 12 al 17 marzo, è molto simile alla Giornata Nazionale della Colletta Alimentare. Solo che, invece che nei supermercati, si svolge nelle scuole: i ragazzi e i professori che vogliono partecipare donano alimenti non deperibili che poi vengono smistati, dai volontari di duecento Banchi di Solidarietà, a famiglie e persone bisognose.
I punti fermi per i Banchi che vogliono partecipare sono tre. La data, ovviamente: la terza settimana di Quaresima. Due: che si vada nelle scuole dove c’è la disponibilità a mostrare come realmente la carità cambi la vita. L’ultima condizione è l’uso del volantino, fatto dalla Federazione, come strumento sintetico ed educativo di tutto il gesto.
Tutto il resto è lasciato alla creatività che nasce dalla collaborazione tra il Banco locale e la scuola. Ma il pilastro su cui poggia l’esperienza del Donacibo è uno e lo racconta Andrea Franchi, presidente della Federazione dei Banchi di Solidarietà: «Tutto nasce dal desiderio di alcuni genitori di entrare nelle scuole e raccontare che la carità rende la vita bella. Rispetto al desiderio di bene che ognuno ha nel cuore, Gesù ci ha scelto. In sintesi quest’esperienza di carità è fare memoria che “il nostro nome è scritto nei cieli”».
Quello che nasce da fondamenta così solide ha quasi dell’inaspettato. Soprattutto in chi va nelle scuole a presentare il Donacibo. Come Lorenza. Dopo una notte insonne per curare i figli, si alza stanca e guardando il marito gli chiede: «E con il Donacibo cosa facciamo?». All’inizio sono innervositi per la fatica, ma insieme alla fine decidono che sia lui ad andare al posto della moglie. «Racconto questo piccolo fatto», dice Lorenza, «perché alzarci e riconoscere subito, guardandoci semplicemente in faccia, la Sua Presenza ci ha introdotto in modo diverso davanti a quello che dovevamo fare: era evidente che non si andava nelle scuole per non “dare buco” o fare un gesto in automatico, ma perché Lui in quell’istante aveva vinto sulla nostra stanchezza. O meglio, la nostra stanchezza non era per una volta l’ultima parola per lamentarci, ma un’occasione per riconoscere Gesù».
E i ragazzi che partecipano? Un insegnante di Fano scrive: «I ragazzi hanno preso sul serio questo gesto, non solo materialmente, portando a scuola tantissimi alimenti, ma domandando a noi insegnanti, per tutta la settimana, perché uno compie un gesto di carità, e rimane contento, lieto, nel donare a un altro. Addirittura mi hanno detto che vorrebbero scrivere una lettera sia a voi del Banco, sia alle famiglie da voi assistite per ringraziare e fare sentire la loro vicinanza».